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Il documento del Consiglio Nazionale del 25 giugno 2016
Storicamente i repubblicani hanno offerto un lodevole contributo alla stesura della Carta Costituzionale – La stessa forma di governo repubblicana è nel DNA del è partito.
Quale forza di tradizione. Legata alle proprie radici culturali e valoriali. Il PRI ha sempre difeso i diritti delle minoranza ed ha sempre riconosciuto il valore di libertà insito nel più ampio pluralismo politico.
Tale diritto di correggere a scrivere le leggi e a governare il Paese è sempre stato conservato uguale e libero.
Ciò che fa sospettare di eccessivo leaderismo la recente riforma non è solo l’abolizione del bicameralismo perfetto, tipico del sistema istituzionale italiano, ma anche e soprattutto l’esplosiva miscela creata dalla congiunzione di un sistema elettorale fortemente maggioritario ed una nuova forma di governo sostanzialmente monocamerale.
I capi delle formazioni politiche decideranno i rappresentanti in Parlamento con l’evidente effetto di invertire il corretto rapporto di fiducia: non sarà più infatti il leader al Governo a ricevere la fiducia degli stessi alla Camera ma saranno gli eletti, dal leader accuratamente selezionati prima del voto, a garantirgli prevalentemente lealtà e fiducia incondizionata.
Se si voleva abolire il Senato della Repubblica lo si sarebbe dovuto fare in maniera coraggiosa e netta: la riforma voluta da Matteo Renzi ne mantiene, invece, in vita uno zoppo, poco utile e della comprensione attualmente incerta.
Si aggiunga che i nuovi senatori così cervelloticamente selezionati acquisirebbero sulla via di Roma addirittura il beneficio dell’immunità parlamentare rimasta intatta per tutti i componenti del Parlamento.
La nuova maggioranza anziché traghettare l’Italia, tentando di risolvere più urgenti problemi economici e sociali, ad una nuova, legittima, competizione elettorale hanno ben pensato di fare il contrario: cioè di mettersi a scrivere la Costituzione stessa senza averne ricevuto un chiaro mandato popolare né una piena legittimità.
La legge costituzionale, per sua inalterabile natura, deve essere chiara e semplice. Quella che ne uscirebbe dalla prospettiva riforma di Renzi non lo sarebbe affatto.
Quando si affronta la materia costituzionale, la materia più delicata di tutte, verrà attinente alla regole supreme della convivenza civile e politica di un popolo, non vi possono essere ricatti frutto di convenienza contingente e, peggio, di rispetto delle alleanze locali.
Un atto che, se per un verso va alla ricerca di un consenso popolare sulla figura carismatica del Premier maschera una vivissima preoccupazione per gli evidenti vizi di una riforma nata male, cresciuta peggio ed uscita dal Parlamento piena di criticità e di incertezza.
I repubblicani, da sempre custodi delle istituzioni democratiche, tutori della laicità e delle minoranze, del pluralismo delle voci, di una Costituzione fatta di controlli e bilanciamenti tra gli organi supremi della Repubblica di un regionalismo forte e responsabile.
I repubblicani in questa fase dichiarano un forte NO alla riforma costituzionale voluta da Renzi e da Boschi e chiedano di dare mandato al popolo di eleggere una nuova assemblea costituzionale.
Roma, 25 Giugno 2016 |
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